A Mediaset oltre al 20 anche gli LCN 120 e 520 HD. Quale il futuro del gruppo dei Federico?

Si delineano i contorni dell’operazione Mediaset-Retecapri con la quale il Biscione ha acquisito il canale 20 del digitale terrestre televisivo.
Come già riportato in altro articolo dei giorni scorsi, la notizia, peraltro anticipata da questo periodico, è stata confermata nel corso della conferenza stampa del 15/03 su Radiomediaset da Piersilvio Berlusconi: “Abbiamo raggiunto un accordo per il canale 20 del digitale terrestre: stiamo aspettando tutte le condizioni regolamentari e relative al perimetro dell’asset”. Nel merito editoriale, Berlusconi jr ha dichiarato: “Sui contenuti del canale stiamo ancora valutando diverse ipotesi”. Il deal è nell’ordine dei 10 mln di euro e dovrebbe riguardare anche i canali-copia 120 (Retecapri+1) e 520 (Retecapri HD). Alla TBS, la società dei fratelli Federico titolare delle autorizzazioni FSMA con associati diversi LCN nazionali, che già aveva definito nelle scorse settimane la vendita dei canali 45 e 55 a Sony (non ancora presidiati), rimarranno diversi altri identificatori (66, 122, 149, 247) su almeno uno dei quali (presumibilmente di carattere generalista) dovrebbe proseguire la programmazione oggi visibile sul 20. Retecapri è uno dei primi network nazionali interconnessi italiani, nato nel 1982 come un ambizioso progetto di spin-off di Telecapri (con vaste collaborazioni con diverse stazioni di rilievo), superstation (nata nel 1977 e tuttora in attività) diffusa in numerose aree del sud Italia. L’accordo con Mediaset è una nemesi storica, considerato che negli anni ’80 e ’90 Costantino Federico (che pure con Telecapri fu affiliato per diversi anni ad Italia 1) fu uno dei maggiori contestatori dell’oligopolio berlusconiano. Ora, mentre è indubbia la prosecuzione di Telecapri (per la quale sarebbe auspicabile una migliore visibilità in Campania su un LCN nel blocco 10/19 per riparare all’errore strategico commesso nella scelta di un LCN circuitale, nella specie il 76), non è chiaro se il disimpegno dei fratelli Federico possa interessare anche l’area dei diritti d’uso nazionali, esercitati con la società Premiata ditta Borghini e Stocchetti di Torino (simpatica denominazione prelevata da un celebre film di Totò). (M.L. per NL)

Banda 700 Mhz, Toia: “Ecco la roadmap dell’Europa per il 5G”

Approvata la decisione comune di Europarlamento e Commissione: frequenze “libere” al massimo nel 2022. La parlamentare di S&D: “Puntiamo a una crescita economica armonizzata e sostenibile”
di Federica Meta

“Una decisione che darà una spinta decisiva allo sviluppo del 5G in Europa”. Patrizia Toia, eurodeputata S&D, spiega a CorCom il senso e gli effetti della cosiddetta “decisione comune” – approvata il 14 marzo –  di Parlamento europeo e Commissione Ue che definisce i criteri della liberazione della banda 700 Mhz.

Quali sono i punti salienti del provvedimento?

La decisione, che ha forza di legge, si concentra su due elementi principali. Il primo riguarda la definizione di un calendario comune per la liberazione dei 700 Mhz affinché sia effettivamente disponibile per l’uso da parte dei servizi a banda larga senza fili a condizioni tecniche armonizzate e misure di coordinamento a sostegno della transizione. Il secondo punto riguarda la banda sotto i 700 per la quale si stabiliscono priorità a lungo termine per la distribuzione di servizi di media audiovisivi al grande pubblico, insieme a un approccio flessibile all’uso dello spettro in risposta al diverso grado di diffusione della televisione digitale terrestre nei vari Stati membri.

Ha parlato di una calendario comune per la liberazione dei 700 Mhz. Qual è la dead line?

Viene stabilito che entro il 2020 quella banda, attualmente occupata dalle tv, dovrà essere liberata anche se sarà consentito agli Stati membri per ragioni motivate di ritardare lo switch-over al 2022. Gli Stati membri saranno inoltre obbligati a definire piani nazionali finalizzati ad assicurare la copertura della rete. Entro la fine del 2017, inoltre, si dovranno concludere accordi di coordinamento transfrontaliero. Infine la disponibilità della banda di frequenza al di sotto dei 700 MHz per la fornitura dei servizi di trasmissione sarà assicurata fino al 2030.

Quali sono le “motivate ragioni” in base alle quali si potrà rilasciare lo spettro con due anni di ritardo?

Si tratta di problemi di coordinamento transfrontaliero irrisolti che causano interferenze dannose oppure legati alla necessità e alla complessità di assicurare la migrazione tecnica di un’ampia fetta di popolazione verso standard di trasmissione avanzati. Altra ragione è quella dei costi finanziari della transizione, se questi sono superiori ai ricavi previsti generati dalle procedure di aggiudicazione.

L’Italia potrebbe essere tra questi Paesi?

È innegabile che l’Italia è tra questi, dato i problemi di interferenza che soffre. Ma va detto che il nostro governo sta accelerando per la risoluzione degli stessi. Uno sforzo riconosciuto anche dalla Commissione europea stessa che si è complimentata con il nostro Paese.Questo provvedimento ha come obiettivo quello di stabilire un approccio condiviso alla questione per raggiungere un equilibrio tra la diversità degli Stati membri e gli obiettivi del mercato digitale unico. Alcuni Stati membri infatti hanno già avviato una procedura mentre altri sono più in ritardo.

Crede che queste nuove norme potranno spingere le telco ad investire con convinzione nel 5G. In diverse occasione lei ha lamentato un disinteresse delle telco italiane…

Credo che regole certe abiliteranno nuovi investimenti.  Il 5G avrà un impatto rilevante non solo sul settore digitale, ma anche sull’intera economia. Specialmente in un contesto caratterizzato dalla lenta diffusione del 4G e dei servizi corrispondenti, il buon esito del lancio del 5G nell’Unione sarà decisivo per lo sviluppo economico e per la competitività e produttività dell’economia dell’Unione. Di questo le telco sono consapevoli. Il documento approvato rappresenta un prezioso strumento in una prospettiva di cresciate economica sostenibile.

Fonte : corrierecomunicazioni

Teleuropa : prime attivazioni del mux Regionale

Buone nuove per chi aspettava notizie sul nuovo mux regionale da parte di Teleuropa dopo la vittoria nella graduatoria per l’assegnazione quinquennale del 58 UHF  in tutta la Calabria.
Nella giornata di oggi , quasi in sordina , è stato attivato sulla suddetta frequenza dalla postazione di M.Poro il mux Teleuropa Network .
Il mux al momento non è altro che la copia di quello già presente sempre dalla stessa postazione sul 39 UHF ; a causa di ciò la sua sintonizzazione è soggetta a come il decoder interpreta il contenuto ; alcuni sovrascrivono la prima frequenza sintonizzata , altri tengono conto solo della prima oppure  in rari casi , visti come 2 mux differenti .
Seppur con contenuto uguale , i 2mux hanno però parametri trasmissivi diversi ; mentre sul 39 il bitrate totale del mux è di 27Mbit (6 liberi) , sul 58 sono 22Mbit( 1 libero); ciò è dovuto al fatto che sul 39 l’intervallo di guardia è settato ad 1/32 invece di 1/4 , mentre fec (3/4) e modulazione (qam64) risultano identiche.

Di seguito i valori di potenza e qualità dei 2 mux.
39UHF – 58dBuV , S/N 31.2dB , Ber 1.0 E-8
58UHF – 54dBuV , S/N 26.2dB , Ber 1.2 E-5 ~ 1E-8

Matrix TV alla conquista di Calabria e Sicilia , ottenuta LCN76 nelle 2 regioni.

Con una mossa a sorpresa , il gruppo A.D.N. , sempre in movimento ed in continua espansione , ottiene in Calabria e Sicilia la LCN unica ed interregionale 76.

Questa mossa ha fatto si che l’emissione di Matrix TV sia stata separata da Medjugorie TV e diventi autonoma , diventando così il canale Vetrina del Gruppo A.D.N. ; infatti da questo momento nuove idee e nuovi sviluppi vedranno la luce su Matrix TV alla LCN76.

In Sicilia ,grazie alla copertura regionale del mux 7Gold (UHF33) sono visibili Matrix TV alla LCN76 ed alla LCN 299 MiSposo TV .

Amici di Medjugorie TV rimane al momento visibile in Calabria sui mux del gruppo ( Telespazio 1/2 TV (UHF 51 – 53) e Calabria TV (UHF53) , alle LCN 81 , 195 e 824 , dove per altro è presente il nuovo Matrix TV.

L’articolo verrà aggiornato a breve con gli screenshot del nuovo canale.

Dal 01/01/2017 in vendita solo tv con T2. Switch-over trasmissioni entro 2022 con principali canali in simulcast

A partire dal 01/01/2017 sul territorio nazionale non possono più essere venduti televisori con le vecchie codifiche DVB-T/MPEG2 o MPEG4.
Ne dà conto Confindustria Radio Tv, ricordando che “i terminali dovranno essere predisposti per la ricezione del nuovo standard DVBT-2/HEVC, digitale terrestre di seconda generazione, che permette un uso più efficiente delle frequenze attraverso una compressione stimata del 30% del segnale”. È quanto previsto “Decreto Milleproroghe 2015”, poi convertito nella Legge 11/2015, che a suo tempo ha fissato al 01/07/2016 (posticipandolo di 18 mesi) l’obbligo di inserire un sintonizzatore DVB-T2 negli apparecchi televisivi e nei decoder per le vendite dai produttori ai distributori al dettaglio (previsto dalla Legge 44/2012). Il decreto ha inoltre esteso, accogliendo le preoccupazioni espresse da Confindustria Radio Televisioni, l’obbligatorietà delle codifiche a tutti i codec compreso lo standard di compressione HEVC, che è quello che si è maggiormente diffuso sul mercato internazionale. L’estensione dell’obbligo ha permesso di: garantire ai consumatori la rapida introduzione di apparecchi atti a ricevere servizi televisivi DVB-T2 con codifica evoluta HEVC; evitare che il territorio italiano diventi un mercato di “risulta” di televisori obsoleti (l’obbligatorietà in altri Paesi, come la Francia è in vigore da molti anni); ma soprattutto scongiurare una doppia migrazione (la prima al DVB-T2 MPEG4 e la seconda al DVB-T2 HEVC), con conseguente necessità di acquisto di nuovi ricevitori a distanza ravvicinata, particolarmente gravosa per gli utenti. Secondo stime CRTV “su circa 48 milioni di ricevitori televisivi nelle abitazioni italiane al marzo 2016 solo il 6% circa era equipaggiato a ricevere il nuovo standard con un tasso di sostituzione tra i 4 e i 6 milioni di pezzi all’anno“. La transizione alla nuova tecnologia è anche obbligata dalla migrazione programmata a livello di Unione Europea della banda 700 MHz alla banda larga mobile prevista entro il 2020-22. In Italia tale banda è occupata per oltre il 60% da operatori di rete nazionali e la restante parte quasi integralmente utilizzata da emittenti locali, con alcuni diritti d’uso in scadenza al 2032. La transazione sarà graduale e fino al 2022 i principali canali saranno trasmessi in simulcast. Tuttavia Confindustria Radio Televisioni in tutte le occasioni istituzionali ha indicato come urga “una programmazione e una comunicazione coordinata del processo di migrazione a tutela degli utenti e delle imprese del settore“. (E.G. per NL)